lunedì, Aprile 29, 2024
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Monterosso Liguria

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Monterosso

Monterosso Liguria Rispetto alle altre quattro terre, questo appare come un paesino con un certo grado di mondanità. E' la più frequentata delle Cinque Terre anche dagli abitanti delle province limitrofe,come La Spezia, che la scelgono per mete turistiche, per trascorrere l'estate al mare oRispetto alle altre quattro terre, questo appare come un paesino con un certo grado di mondanità. E’ la più frequentata delle Cinque Terre anche dagli abitanti delle province limitrofe,come La Spezia, che la scelgono per mete turistiche, per trascorrere l’estate al mare o, più semplicemente come meta domenicale anche nel periodo invernale , ove nulla appare più misterioso ed affascinante del mare in tempesta quando l’odore di salmastro accompagna in ogni dove.
Un tempo qui si ballava già quando nelle altre terre ancora si giocava a tombola. Era presente la doppia ferrovia quando ancora in altri luoghi si doveva attendere il segnale del via libera. Si passeggiava già in furgoncino o in bicicletta, ma si era costretti a bere acqua di mare filtrata. Grazie alla prontezza ed all”efficienza della giunta locale, oggi il problema della carenza dell’acqua non esiste più. L’impianto idrico è stato, infatti, da poco ricostituito e nella fornitura dell’acqua non si rileva più alcun problema di sorta. Nonostante tutto, qui, oggi come allora, si respira l’aria delle altre quattro terre. Anche il poeta Eugenio Montale ha preso ispirazione dal luogo nello scrivere una delle sue opere più famose “Ossi di Seppia”.
Appena un po’ fuori, ancora nel borgo e già oltre, i ciuffi di canne, i manti erbosi, i viottoli in ciottolato, portano agli orti, ed è qui che Montale citò la sospettata presenza di “semidei sconosciuti”. Qui dove un tempo vissero personaggi che hanno fatto la storia, gli stessi che primo o dopo abitarono ciascuna delle Cinque Terre come i Dogi della Repubblica di Genova o i Fieschi. Qui il borgo di di Monterosso che sicuramente assume una veste più sincera e reale, diversa e più caratterizzante da quella dei mesi estivi, verso settembre, nel periodo della vendemmia. I mezzi adibiti al trasporto di uva da vino, le donne, come un tempo, portano enormi cesti stracolmi di uva in equilibrio sulla testa.
L’odore di mosto proveniente dalle cantine piene di botti e tini quasi inebria. Più all’interno del paese anche l’orfanotrofio oggi adibito a colonia. Alberghi, palazzi e pensioni fanno da cornice alla spiaggia di sabbia finissima bianca che arriva a toccare Punta Mesco. Ed è qui che termina il viaggio nel parco naturalistico delle Cinque terre, si giunge fino a Punta Mesco, al di là, si può vedere Levanto, ma si è costretti a ricominciare a contare da uno.

Certosa di San Giacomo – Capri –

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Il trecento caprese: la Certosa di San Giacomo.
Convento, prigione, ma anche importante liceo. La Certosa di San Giacomo è stata tutto questo nei suoi lunghi anni di storia, una storia gloriosa e ricca di avvenimenti. L’origine di questa costruzione risale attorno al XIV secolo, più precisamente al periodo che va tra il 1363 e il 1365: in questi tre anni, infatti, fu Giacomo Arcucci, gran Camerario e segretario della regina Giovanna I d’Angiò, ad avviare i lavori, dando vita a uno dei più nobili edifici di tutta l’isola di Capri. I modelli di ispirazione sono davvero molti: in particolare, il turista potrà notare quali sono le analogie e i punti di contatto tra questa certosa e quella napoletana di San Martino. Questa certosa caprese, comunque, si fa apprezzare per la sua naturale essenzialità: gli ambienti interni sono tradizionali e semplici, con una casa alta che ospita la chiesa e il refettorio e una casa bassa per i locali di servizio e le varie botteghe a uso artigianale.

Certosa di San GiacomoI lavori di restauro dopo i saccheggi cinquecenteschi.
Il Cinquecento fu il secolo peggiore per la Certosa di San Giacomo: gli incendi e i saccheggi erano all’ordine del giorno e l’apice di tutta questa violenza venne raggiunto nel 1553, quando uno dei corsari più feroci dell’epoca, Dragut, riuscì a impossessarsi di tutti gli averi che appartenevano al complesso in questione. Anche nel 1558 e nel 1563 vi furono altre incursioni, ma la voglia di ricominciare e ricostruire da parte dei cittadini capresi è stata sempre encomiabile. I principali lavori di restauro avvennero proprio a ridosso del 1553, con delle fortificazioni rinforzate, una nuova torre di avvistamento dal lato meridionale che oggi non esiste più, il tutto per proteggere in maniera migliore l’isola e la certosa. Un ampio viale conduce fino all’ingresso dell’edificio. La chiesa presenta un grazioso ed elegante portale in perfetto stile gotico, mentre all’interno si viene immediatamente colpiti dalla semplicità dell’unica navata presente. Anche il convento merita senza dubbio una visita approfondita, con il suo quattrocentesco chiostro piccolo e porticato, da cui svettano in maniera splendida la cosiddetta Torre dell’Orologio, di chiara origine barocca, e il chiostro grande, che invece è il frutto dei lavori del Cinquecento. Nel silenzio del convento si conduceva anche una vita estranea alla riflessione religiosa, con la farmacia e la chiesa per le sole donne; inoltre, vari granai, scuderie e laboratori rappresentavano i luoghi privilegiati di lavoro dei monaci che vivevano in questa certosa.
 
Capri ai tempi degli Angiò: il portale di San Giacomo.
Uno degli elementi che desta il maggiore stupore all’interno della Certosa è senza dubbio il suo portale, con lo splendido affresco che dona una luce diversa all’intero ambiente e che viene considerato tra i maggiori capolavori d’arte dagli studiosi del settore. L’ispirazione è chiaramente trecentesca, anche se non si conosce con certezza chi sia stato il reale autore. L’affresco, in particolare, mostra pennellate aggraziate e composte e un disegno davvero elegante e armonioso nei colori (Giotto doveva essere un modello davvero diffuso). Protagonisti religiosi e non sono immortalati in questa immagine così luminosa: la Vergine Maria tiene in braccio il bambino e ha ai suoi lati uomini e donne, tra cui due gentiluomini (è stato rappresentato lo stesso Giacomo Arcucci); c’è spazio anche per la regina Giovanna I d’Angiò, la cui corona e gigli dorati sulla veste azzurra sono un richiamo fortissimo a quello splendido periodo di Napoli e dintorni. Infine, occorre rimarcare lo stemma angioino incastonato al centro dell’architrave, un elemento fondamentale del dipinto che ci consente di datare la realizzazione e il periodo in cui la certosa era nel suo massimo splendore. Attualmente, essa viene utilizzata come sede di un liceo classico, ma non mancano mai le occasioni per concerti e manifestazioni vivaci e stuzzicanti.
Consigliamo: Villa Lysis Capri

5 errori da non fare: fagioli freschi e secchi

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5 errori da non fare: fagioli freschi e secchi –

Al mercato si riescono a trovare ancora gli ultimi borlotti nel baccello, e certo non me li potevo far scappare. Ancora poco, poi tornerà il momento di quelli secchi che, insieme a cannellini, fagioli dall’occhio e compagnia riempiranno la stagione fredda di contorni e zuppe fumanti.
Come potete immaginare, quelli in scatola non li calcolo: troppo cotti (come sempre le verdure in lattina) e poco saporiti per i miei gusti.
A dire il vero, anche sciupare quelli freschi o secchi a volte è questione di dettagli nella preparazione o nella cottura. Ecco quali sono, e come evitare di sbagliare.

1. Calcolare male le dosi.

I fagioli freschi nel baccello hanno molto scarto, quasi il 50 per cento. Questo significa che da mezzo chilo di fagioli da sgranare ne otterrete circa 250 g da cuocere.
Succede la stessa cosa anche con gli altri legumi, come piselli e fave (di queste si scarta persino un 10-15 per cento in più): ricordatevelo quando saranno nuovamente di stagione, a primavera.
Tornando ai fagioli, calcolate circa 100 grammi a persona per un contorno, 50-60 per una pasta e fagioli. Per quelli secchi, dimezzate le quantità perché con l’ammollo (una notte, in acqua fredda) raddoppieranno grossomodo il loro peso.erroti-con-i-fagioli-acqua

2. Mettere poca acqua, o troppa.

I fagioli freschi si cuociono coperti a filo di acqua inizialmente fredda, quelli secchi con acqua che li sopravanzi di un dito o due. In entrambi i casi se l’acqua, man mano che cuociono, si consuma (più facilmente con quelli secchi, dalla cottura lunga e che se ne “bevono” di più) potete aggiungerne altra, già bollente.
Unite subito gli aromi: rosmarino, aglio, salvia, alloro sono i più comuni. Non il sale, che andrà regolato verso la fine per evitare che le bucce si spacchino.
A proposito di bucce, molti rimedi “della nonna” consigliano di aggiungere una presa di bicarbonato per ammorbidirle, mentre i macrobiotici preferiscono un pezzetto di alga kombu che pare avere questa capacità.
Perché vi dico di non mettere troppa acqua? Perché il brodetto che si ottiene a fine cottura, se non eccessivamente diluito, potrà essere usato nella preparazione di minestre e passati.
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3. Cuocerli eccessivamente.

La cottura dei fagioli deve avvenire a fuoco lento, lentissimo. Io amo usare la pentola di coccio, ma va bene qualunque casseruola a fondo spesso, magari con una retina spargi fiamma perché il bollore, una volta raggiunto, sia appena accennato.
I tempi si calcolano dall’ebollizione. I legumi freschi cuociono in 20-30 minuti, quelli secchi in genere in un’ora abbondante o anche due, ma dipende dalla durata dell’ammollo e dalla loro età: più a lungo sono stati a bagno, meno staranno in pentola; più sono vecchi, più ci metteranno tempo.
Se non vi ricordate da quando li avevate in dispensa, controllate la data di scadenza: in genere, hanno una durata di 12-18 mesi, quindi se stanno per scadere è probabile che abbiano soggiornato nei vostri stipetti per un bel po’. Regolatevi di conseguenza.
Freschi o secchi, i fagioli cotti a puntino conservano ancora la loro forma, la buccia non è raggrinzita e i legumi non sono spaccati. Se avete superato l’attimo, non vi resterà che farne un passato.
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4. Non sapere come servirli.

Non occorrono grandi ricette per assaporare i fagioli. Cotti e scolati, sono buoni già così, ancora tiepidi, con olio, sale e pepe generoso.
Oppure, potete ripassarli in padella, per esempio con una dadolata di guanciale o pancetta, un po’ di polpa di pomodoro e un trito di rosmarino o salvia fresca. Freddi, sono perfetti in insalata con la cipolla cruda e/o un buon tonno sott’olio.
A casa mia vige anche la curiosa abitudine di metterli al naturale in una coppetta e spiluccarli, bevendo un buon bicchiere di vino, come fossero olive o noccioline, nell’attesa che venga pronta la cena.
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5. Frullarli in pentola.

Per ricette appena più elaborate, come passatine, creme, paste e fagioli, i legumi devono essere ridotti, tutti o in parte, in purea. Posto che, se le bucce fossero molto spesse, sarebbe meglio usare un passaverdura che le trattenga, il sistema più pratico resta il frullatore a immersione.
Però, usandolo direttamente in pentola, con tutto il brodo di cottura, se sbagliate i calcoli rischiate di ottenere una consistenza troppo lenta. Meglio trasferire i fagioli nel bicchiere e dosare il liquido di cottura poco per volta, alternandolo a un filo d’olio, man mano che frullate: potrete così controllare la giusta densità, o comunque quella che preferite.
Naturalmente, se il liquido fosse poco, è possibile allungarlo con il brodo vegetale che tutti voi avete sempre a portata di mano, lì che borbotta su un angolo del fornello… Non è così? Piuttosto che rovinare tutto con un brodo di dado, io preferisco diluire, se serve, con semplice acqua. Ma la scelta è vostra.

Rimuovere Virus polizia postale

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virus-polizia-postaleVediamo come eliminare il famoso Virus della polizia di stato o Guardia di finanza che sta terrorizzando gli utenti di internet da ormai diversi mesi.
In genere questo virus colpisce quando si naviga su siti che sfruttano il Java. Facendo una statistica basata sui casi a noi presentati la Web Mail di Libero è molto sensibile all’infezione.
In genere il virus nasconde il desktop, disabilita ogni funzionalità del pc tipo task manager, tasti funzione e la pressione di qualsiasi altro tasto.
L’unica opzione che sembra possibile è pagare 100 euro tramite servizi di pagamenti poco tracciabili.
Si può solamente premere il tasto di accensione del pc per procedere all’arresto dello stesso.
Di seguito una serie di metodi per tentare di ripulire il sistema, ma il virus si manifesta in maniere differenti, più o meno difficili da sistemare (può arrivare anche criptare i file sul computer rendendoli illeggibili). Alcuni di questi metodi sono stati presi direttamente su internet in quanto più o meno standard, ma solo il metodo 1 garantisce l’eliminazione del problema (mentre gli altri funzionavano fino a qualche mese fa, quando il Virus era nelle sue prime forme).
In conclusione il virus polizia dello stato – guardia di finanza può essere banale ma anche molto ostico e rischia di farvi perdere tutti i documenti presenti sui vostri pc quindi fate molta attenzione e soprattutto se non siete molto pratici con i pc non vi avventurate in queste soluzioni proposte ma fatelo fare a persone esperte.
 
Metodo 1 ( il migliore che abbia testato, nasce dalla nostra esperienza nella rimozione di questo Virus)
Per prima cosa scaricate CCleaner Malwarebytes e copiateli su una chiavetta USB che andrete ad inserire a pc avviato.

  • Far avviare il computer in “MODALITA’ PROVVISORIA CON PROMPT DEI COMANDI” tenendo premuto il tasto “F8” durante la fase di accensione. Premendo questo tasto sarà visualizzato un elenco di scelte, selezionare appunto “MODALITA’ PROVVISORIA CON PROMPT DEI COMANDI”
  • Una volta giunti al Prompt dei Comandi premere CTRL+ALT+CANC per avviare il Task Manager (che si avvierà senza problemi)
  • Inserire la chiavetta USB con i programmi precedentemente installati
  • A questo punto File – Esegui Nuova attività. Individuare la memoria USB ed installare entrambi i programmi
  • Lanciare CCleaner al termine della sua installazione ed effettuare una pulizia accurata dei file di sistema. Poi analizzare il Registro e procedere alla riparazione delle voci trovate. In Strumenti – Avvio disattivare TUTTE le voci.
  • Lanciare Malwarebytes (sempre da Esegui Nuova Attività e cercando nella cartella Programmi il relativo percorso) ed effettuare una scansione completa. Al termine riavviare il pc
  • Una volta eliminata la minaccia il desktop ritorna quello di sempre e ci permetterà di lavorare più a fondo per terminare la “pulizia”
  • Disattivare il Ripristino Configurazione di Sistema(XP)/Protezione Sistema(Vista, 7, 8) ed eliminare tutti i punti di ripristino creati in precedenza – Passo fondamentale per evitare che il virus riesca a riproporsi in quanto presente in qualche file di ripristino
  • Individuare la cartella dei file temporanei (XP – C:Document and Settings<nome utente>Impostazioni LocaliTemp ; Vista, 7, 8 – C:Utenti<nome utente>AppDataLocalTemp) ed eliminare TUTTI i files presenti
  • Svuotare il cestino immediatamente
  • Eseguire nuovamente CCleaner (Pulizia Files e Registro)
  • Eseguire Malwarebytes nuovamente – Scansione Completa
  • Riavviare
  • Eseguire nuovamente CCleaner e in Stumenti – Avvio riattivare le voci che si desiderano e riavviare. Il PC è ora pulito!

 
Metodo 2: (metodo trovato in rete che sfrutta Combofix, che funziona solo se parte la modalità provvisoria con prompt dei comandi)

  • Scaricate COMBOFIX, un ottimo antivirus utilissimo in questi casi e che farete eseguire una sola volta e che risolve al 100{87a6ebfd706b98f868854ef4db7e743910af1d5777d130b3e25eae602e76e663} il problema. Si può scaricare da qui
  • Copiatelo su una chiavetta USB
  • Far avviare il computer in “MODALITA’ PROVVISORIA CON PROMPT DEI COMANDI” tenendo premuto il tasto “F8” durante la fase di accensione. Premendo questo tasto sarà visualizzato un elenco di scelte, selezionare appunto “MODALITA’ PROVVISORIA CON PROMPT DEI COMANDI”
  • Vi apparirà il prompt di comando. Spostatevi sul percorso della chiavetta dove avete salvato ComboFix digitando: cd F: (dove F: è la lettera che contraddistingue la vostra chiavetta e che può essere anche differente ovviamente) e premere INVIO
  • digitate: combofix.exe /killall e premere INVIO e fatelo girare. Quando ha finito riavviate e il virus potrebbe essere sparito.

 
Metodo 3: (modalità provvisoria non funzionante)
In questo caso il pc non riesce ad entrare in modalità provvisoria poiché il virus ha disabilitato la sua attivazione con tasto F8. Quello che tipicamente succede è che il pc si riavvia in continuazione se si prova ad accedere con la modalità provvisoria.
In questa modalità andiamo a modificare le chiavi di registro di sistema, vi consiglio di procedere con il cd di kaspersky che ha una interfaccia grafica abbastanza gradevole.
Per prima cosa scaricate Kaspersky Rescue Disk, dal seguente link e masterizzate su CD, DVD o unità USB l’immagine ISO appena scaricata (potrà essere utile questo programma) che sarà necessaria soprattutto quando non si riesce ad accendere con la modalità provvisoria.
Inseriamo il disco o la chiavetta USB di Kaspersky appena creata e avviamo il PC. Se non abbiamo impostato il cd/dvd come prima periferica di avvio facciamo dalle configurazioni del Bios (tasto funzione all’accensione del computer).
Quando il cd si avvia appare la schermata principale di Kaspersky Rescue Disk dove viene chiesto di selezionare la lingua, licenza d’uso, ecc.
Alla fine apparirà un sistema operativo LINUX e sul desktop verde eseguire l’aggiornamento delle definizioni dei virus (ovviamente dovrete essere connessi ad Internet) e subito dopo iniziate la scansione completa del sistema (ci vuole molto tempo…). Eliminare tutte le minacce rilevate.
In seguito eseguire Kaspersky Registry Editor.
Ora cerchiamo di sistemare le chiavi di registro corrotte dal virus:
Riattivare il TaskManager:
HKEY_LOCAL_MACHINESOFTWAREMicrosoftWindowsCurrentVersionpoliciessystem e verificate il valore di DisableTaskMgr deve essere impostato a 0
Controllate le chiavi:
HKEY_LOCAL_MACHINESOFTWAREMicrosoftWindowsCurrentVersionRun
HKEY_LOCAL_MACHINESOFTWAREMicrosoftWindowsCurrentVersionRunOnce
HKEY_LOCAL_MACHINESOFTWAREMicrosoftWindowsCurrentVersionRunEx
e, se presenti, anche queste per tutti gli utenti presenti sul sistema:
HKEY_CURRENT_USERSoftwareMicrosoftWindowsCurrentVersionRun
HKEY_CURRENT_USERSoftwareMicrosoftWindowsCurrentVersionRunOnce
Tra queste chiavi ci sono i servizi che partono quando accendiamo il pc e quindi ci sarà sicuramente anche il nostro virus. Dunque individuate i nomi sospetti che sono presenti in tutte le chiavi e cancelliamole (tasto destro – elimina)
Prendete nota della chiave che cancellate, o meglio del loro valore in quanto c’è scritto il nome del file e la posizione…ci servirà nei passi successivi (questo perché è presente la posizione dei possibili file incriminati) ….andiamo ora a cancellarli!
Dal cd di Kaspersky ora esploriamo le cartelle di sistema (C o D) e andiamo nella cartella dove risiedono i file che ci siamo scritti, tipicamente sono in system32 dentro la cartella Windows.
Una volta trovati, prima di cancellarli, rinomiamoli ad esempio aggiungendo “old” prima o dopo il nome.
Questo metodo è più rischioso perché potremmo intaccare qualche file di Windows però ci garantisce di trovare sempre il file del virus in quanto lo ricaviamo dall’esecuzione automatica (non è detto che il virus abbia sempre lo stesso nome).
Fatto questo riavviate e dovrebbe essere tutto ok.
Ora se tutto funziona eliminiamo i file che in precedenza avevamo rinominato e procediamo con le varie scansioni di antivirus tipo Malwarebyte. Vi consiglio anche un controllo con Hijackthis.
 
Metodo 4: ormai obsoleto (in questo caso la modalità provvisoria funziona ed è il metodo consigliato sul sito della guardia di finanza)
Spegnere il computer e farlo ripartire in “modalità provvisoria” tenendo premuto il tasto “F8” durante la fase di accensione. Premendo questo tasto sarà visualizzato un elenco di scelte, selezionare appunto ‘Modalità provvisoria”
Una volta avviato Windows cliccare con il mouse su START (oppure AVVIO o ancora sull’icona di Windows) posto in basso a sinistra della barra delle applicazioni
All’apertura del menu a tendina verticale fare clic su “Tutti i programmi”, così da aprire l’elenco dei software installati
Cercare la cartella “Esecuzione automatica” e, una volta individuata, fare clic con il mouse sull’icona corrispondente
Sullo schermo viene visualizzata la lista dei programmi configurati per essere avviati automaticamente all’accensione del computer
Dovrebbe apparire, tra gli altri, il file “WPBT0.dll” oppure un file con nome identificativo del tipo “0..exe” (il file si può presentare in altre varianti sintattiche)
Selezionare il file ed eliminarlo con il tasto “CANC” oppure “DEL” o spostando il file nel cestino presente sul desktop del computer . Ad ogni modo vi consiglio di eliminare tutto ciò che non conoscete!
Selezionare con il mouse il “cestino” sul desktop e fare clic con il tasto destro all’apertura della finestra in corrispondenza del cestino, selezionare “svuota cestino” così da procedere alla definitiva eliminazione del malware
Spegnere il computer e riavviarlo normalmente, così da poter constatare l’effettivo ripristino del regolare funzionamento dell’apparato a disposizione
Al riavvio installate o aggiornate l’antivirus ed effettuate una scansione totale del sistema

Il variopinto martin pescatore

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martin-pescatore_1Un lampo turchese o blu elettrico si tuffa in un torrente e riemerge rapidamente, sfrecciando in aria e tenendo ben stretto un pesce. Spesso questo è il primo incontro che si fa con il martin pescatore, un uccello variopinto con testa e becco piuttosto grandi. A dispetto del nome, però, non tutti i martin pescatori si nutrono di pesci. Alcune specie prediligono lucertole, serpenti, granchi, o anche insetti, che spesso catturano in volo. Inoltre all’incirca solo un terzo dei martin pescatori di tutto il mondo vive in prossimità dell’acqua. Il loro habitat varia dalla fitta foresta tropicale alle isole coralline, fino ad arrivare al deserto. Una specie tipica del deserto è il martin pescatore dorsorosso, che vive nelle aride regioni interne dell’Australia.

Gli esemplari che pescano sono dei veri e propri professionisti. Di solito questo uccello attende pazientemente appollaiato su un ramo. Quando avvista un pesce, si prepara a tuffarsi, tenendo conto istintivamente della rifrazione della luce, fattore che può falsare la posizione del pesce. Poi si getta in picchiata, dandosi velocità con qualche colpo d’ala. Se il pesce si trova vicino alla superficie, si limita ad afferrarlo in volo. Altrimenti, piega le ali saldamente all’indietro e, come una scheggia, si immerge nell’acqua. “L’intera azione è una straordinaria dimostrazione di perizia, attuata senza un attimo di esitazione o di incertezza”, dice il libro La vita degli uccelli. I martin pescatori riescono anche a catturare più di un pesce alla volta. E nelle regioni fredde ne sono stati addirittura osservati alcuni che per catturare le loro prede rompevano un sottile strato di ghiaccio. In Australia dei martin pescatori azzurri sono stati visti acciuffare piccoli animaletti acquatici inizialmente presi di mira da ornitorinchi a caccia di cibo nel fiume.

 Corteggiamento e “vita familiare”

corteggiamento matin pescatore Il rituale del corteggiamento può risultare alquanto simpatico. In alcune specie si riscontra che il maschio e la femmina veleggiano in coppia, dopo di che il maschio fa bella mostra delle sue capacità di costruire il nido. A volte, come parte del rituale, si mette in luce offrendo alla femmina un delizioso boccone.

Il martin pescatore non costruisce il classico nido. Alcuni esemplari nidificano in gallerie che a volte scavano in argini e terrapieni o in cave di ghiaia. Altri si impadroniscono della tana abbandonata da qualche roditore, o sfruttano la cavità di una pianta.

 Per costruirsi un nido nel terreno, talvolta il martin pescatore deve scavare una galleria lunga anche un metro. Iniziare il lavoro può non essere facile. Diverse specie affrontano l’impresa volando in picchiata sul punto prescelto con il becco proteso: una manovra alquanto pericolosa, che può stordire l’uccello o addirittura risultargli fatale! Nelle foreste pluviali della Nuova Guinea e dell’Australia settentrionale, il martin pescatore del paradiso pettocamoscio di solito scava una buca in un termitaio. Le termiti non sembrano infastidite da quell’intrusione, e quando alla schiusa delle uova l’uccello se ne va provvedono a riparare il danno.

Anche assolvere il ruolo di genitori non è un’impresa da poco. In Africa un osservatore notò una coppia di martin pescatori che, oltre a nutrire se stessi, ogni giorno sfamavano i loro cinque piccoli provvedendo loro dai 60 ai 70 pesci. In un altro caso, un maschio riuscì a prendersi cura della nidiata nonostante la femmina fosse morta quattro giorni prima della schiusa. In alcune specie gli individui senza prole aiutano i genitori a covare e poi a prendersi cura dei piccoli.

Dall’Irlanda alle Isole Salomone

Il martin pescatore eurasiatico ha un’ampia area di diffusione, che si estende dall’Irlanda a tutta l’Europa e la Russia, e verso sud-est, fino alle Isole Salomone. Dato che questo territorio include delle zone con inverni rigidi, l’eurasiatico è una delle poche specie di martin pescatore che migrano, percorrendo quasi 3.000 chilometri. Il martin pescatore eurasiatico, il bianconero e il golabianca si possono trovare in discreto numero anche in Israele, nei pressi del lago di Tiberiade (o Mar di Galilea) e lungo il Giordano. Con tutta probabilità Gesù Cristo ammirò questi graziosi uccelli e le loro abitudini.

Un parente stretto del martin pescatore è il kookaburra sghignazzante. Lungo circa 43 centimetri e munito di un robusto becco di 8 centimetri, è un uccello dal piumaggio prevalentemente marrone ed è piuttosto comune in Australia. Noto per il suo verso simile a una risatina sinistra, il kookaburra è un impavido cacciatore la cui alimentazione include serpenti lunghi anche un metro.

 Anche se il martin pescatore ha pochi nemici naturali, il numero degli esemplari è in diminuzione a causa dell’inquinamento dei fiumi e della distruzione delle foreste. Infatti all’incirca 25 specie di martin pescatore sono classificate in categorie che vanno da “quasi a rischio” a “gravemente minacciata”. Si spera che gli sforzi compiuti per proteggere questi uccelli, carini e anche simpatici, siano coronati da successo.

Il pipistrello più piccolo del mondo

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Il pipistrello più piccolo del mondo – Nel 1973 il biologo thailandese Kitti Thonglongya insieme alla sua équipe catturò una cinquantina di pipistrelli sconosciuti in caverne vicino alla cascata di Sai Yok, in Thailandia. Inviò alcuni esemplari al dott. John E. Hill, presso il Museo di Storia Naturale di Londra. Purtroppo il biologo morì senza sapere d’aver scoperto una nuova specie di pipistrello, che in suo onore Hill chiamò Craseonycteris thonglongyai. Il nome comune è pipistrello calabrone, o pipistrello farfalla.

il-pipistrello-piu-piccolo-del-mondoLungo circa 3 centimetri e con un’apertura alare approssimativa di 13 centimetri, questo pipistrello è il più piccolo che si conosca ed è anche uno dei mammiferi più piccoli del mondo. Proprio per le sue dimensioni ridotte viene chiamato pipistrello calabrone. Altre caratteristiche distintive sono il muso che ricorda quello dei maiali, la totale assenza di coda e le grosse orecchie che presentano traghi rigonfi (sporgenze cartilaginee del padiglione auricolare).

Un habitat minuscolo

Il pipistrello calabrone si può trovare solo nel parco nazionale di Sai Yok in Thailandia e in zone limitrofe del Myanmar. Come molte altre specie, per cacciare gli insetti si serve dell’ecolocazione. Essendo dotato di ali lunghe rispetto alle dimensioni del corpo, questo mammifero è un ottimo volatore, cosa che gli permette di librarsi tra il fogliame degli alberi e catturare al volo le sue prede. Preferisce appendersi al caldo nelle parti superiori delle caverne di calcare dai soffitti alti e dalle molte camere, in quanto offrono una maggiore protezione e riducono la dispersione termica, fattore importante per dei mammiferi a sangue caldo così minuscoli. È un animaletto sorprendente a cui il Creatore ha dato un istinto e delle capacità davvero notevoli.

Dato che è una specie molto rara e vive in un’area circoscritta, il pipistrello calabrone rischia l’estinzione se la situazione non migliorerà. Si è cercato di proteggerlo in modo più adeguato, ma la deforestazione, l’abbattimento degli alberi, la costruzione di strade e il turismo continuano a rappresentare una minaccia. Non sappiamo se questo minuscolo mammifero riuscirà a resistere all’intrusione dell’uomo nel suo fragile habitat.

Aumentare la visibilità del proprio blog su Google

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Aumentare la visibilita del proprio blog su google – Visto che negli ultimi articoli abbiamo parlato di argomenti per i blogger alle prime armi, oggi, continuando il discorso parleremo di come  aumentare la visibilità del nostro sito/blog su Google, il motore di ricerca più utilizzato.Per prima cosa considero essenziale la presenza del plugin Worpress SEO by yoast nel nostro wordpress. seo-for-wordpressQuesto plugin ci permetterà in modo semplicissimo ed intuitivo di cambiare le caratteristiche html del blog, permettendoci di ottimizzarlo per i motori di ricerca.Su questo plugin vi consiglio di abilitare nella sezione sitemaps XML la funzione di ping a yahoo e ad ask.com e la prima funzione, quella della sitemap. Il resto personalizzatelo come volete, un ottimo aspetto del plugin è anche quello di dare ampie descrizioni di ogni funzione, in modo da capire bene ciò che si sta facendo. Questo plugin permette anche di inserire le parole chiave sotto ogni post in modo da inserire quelle più adatte al nostro articolo. Ora andremo a parlare proprio di questo.
Un fattore molto importante da tenere in considerazione sono le parole chiave che utilizziamo per i nostri articoli. Queste infatti sono quelle che poi digitate nel motore di ricerca andranno a “pescare” il nostro sito. Per ottimizzare le parole chiave e scegliere quelle più adatte e ricercate vi consiglio l’ ottimo strumento gratis offerto da Google AdWords “Strumento per le parole chiave“. Inserendo l’ url del vostro post in questo strumento nella sezione sito web, Google leggera le informazioni contenute nel vostro articolo e vi farà vedere in una lista quelle che sono le parole chiave più cercate per le informazioni che riguardano il vostro articolo. Le parole chiave potrete inserirle nella pagina di modifica del vostro articolo in fondo, grazie al plugin sopra indicato che farà uscire una finestra con opzioni aggiuntive.

Ultimo strumento essenziale per aumentare la visibilità del vostro sito su Google è Strumenti per webmaster, sempre offerto da Googla a costo zero. Qua dovrete aggiungere il vostro sito nella dashboard e lo strumento vi darà statistiche dettagliate delle ricerche, delle impressioni e dei clic, ma non solo, ci sono molte altre informazioni utili che potete trovare qua, ma non starò a descriverle tutte, sarà vostro compito esplorarle tutte. L’ unica sezione di questo strumento che andrò a spiegarvi in dettaglio sarà quella della sitemap. La sitmap è un file che fornisce al motore di ricerca tutti gli url del nostro sito in modo che, nella scansione magari ne dimentichi qualcuno. Questo file, il plugin SEO by Yoast ce lo fornisce in automatico. Andando nella sezione del plugin chiamata Sitemap XML cliccate sul tasto in alto XML Sitemap, che vi reindirizzerà all’ url della vostra sitemap. Questo url copiatelo e andate negli strumenti per i webmaster, nella sezione ottimizzazione>sitemap. Qua cliccate sul bottone AGGIUNGI/TESTA SITEMAP ed inserite l’ url della vostra sitemap (un po’ troppe ripetizioni di SITEMAP forse?). Il resto lo fara tutto in automatico.

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Antipastini al formaggio: Un antipasto semplice e veloce

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Antipastini al formaggio

Semplici Antipastini al formaggio

Ingredienti: (per 4 persone) 350 grammi di gruviera o emmenthal, due uova, un tubetto di maionese, due cucchiai di salsa di pomodoro, un paio di pomodori, 80 grammi di burro, qualche oliva nera e verde, qualche oliva farcita, qualche cipollina sott’aceto, un pane a cassetta a forma di cuore, qualche ravanello, qualche cappero, qualche filetto d’acciuga, un pezzetto di peperone.
Preparazione degli antipasti: montate leggermente il burro con una spatola, poi spalmatelo sulle fette di pane carré che decorerete nel seguente modo: una fettina di formaggio tagliata nella stessa forma del pane; una rotella di uovo sodo, una rotella di oliva farcita, oppure una fetta di formaggio, ricoperta completamente da un geroglifico di maionese e decorata con qualche cappero, oppure una fetta di formaggio, ricoperta completamente di maionese, alla quale avrete incorporato la salsa di pomodoro; una fetta di formaggio, una rotella di pomodoro, mezza oliva nera.
Nel restante formaggio ritagliate dei cubetti di tre centimetri e infilateli in uno stecchino, accompagnandoli con un’oliva nera o verde snocciolata, oppure con una cipollina sott’aceto e un quadretto di peperone o con un ravanello.
Un’altra idea: ritagliate dei triangolini di formaggio lunghi tre centimetri di lato e poi sovrapponetene due o tre mettendo tra uno e l’altro un pezzetto di filetto di acciuga.
Fermate tutto con uno stecchino.

Brodetto bianco di pesche misto 4 persone

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Brodetto Bianco Ingredienti: (per 4 persone) un chilo e mezzo di pesce misto (palombo, seppie, calamaretti, cozze, vongole, triglie, scorfano, sogliole), uno spicchio d’aglio, qualche costola di sedano, una manciata di prezzemolo, un bicchiere di brodo vegetale, due foglie di lauro, sale, pepe, olio, fette di pane abbrustolite, una cipolla, mezzo bicchiere di aceto.
Brodetto biancoPreparazione Brodetto Bianco :lavate e raschiate accuratamente vongole e cozze, ponetele in un tegame con la cipolla, il prezzemolo tritato, qualche cucchiaiata di olio e una pizzicata di pepe.
Lasciatele aprire spontaneamente sulla fiamma vivace.
Togliete quindi i molluschi dalle valve e filtrate il liquido che hanno emesso durante la cottura .
Pulite bene le seppie e i calamari, togliendo l’osso e la vescichetta dell’inchiostro, gli occhi, la bocca e lavateli più volte .
Squamate il palombo, le triglie e lo scorfano e tagliateli a pezzi (eliminando teste e code): lavateli bene.
Spellate le sogliole e sfilettatele.
Ponete in una larga casseruola di terracotta mezzo bicchiere di olio, le costole di sedano tritate, lo spicchio d’aglio intero, fatelo rosolare bene e levatelo dal recipiente: buttate in quest’ultimo le seppie (che richiedono una più lunga cottura), fatele insaporire, spruzzatele con l’aceto e quando questo sarà evaporato, bagnate le seppie con il brodo vegetale, e continuate la cottura per venti minuti.
Frattanto fate scaldare in un altro tegame mezzo bicchiere di olio; quando sarà ben fumante buttatevi i calamaretti e, non appena questi avranno preso colore unite i rimanenti pesci, il lauro e una manciatina di prezzemolo tritati.
Fate rosolare a fiamma vivace poi irrorate con il liquido delle cozze, aggiungete anche le seppie con tutto il loro sugo e continuate la cottura per altri quindici minuti.
Poco prima di togliere dal fuoco unite cozze e vongole, salate e pepate.
Servire la zuppa caldissima su fette di pane abbrustolite fatte su piastra o al formo.

Dizionario Pop-Rock 2015: Ligabue miglior artista dell’anno

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ligabueLigabue re del Rock. Anzi del Pop-rock. Il Dizionario del Pop-rock 2015 incorona il rocker di Correggio come miglior artista dell’anno e gli dedica la copertina. Per gli autori Enzo Gentile e Alberto Tonti, Luciano Ligabue è stato “in assoluto il protagonista più meritevole della stagione passata”. Un riconoscimento grazie al suo album “Mondovisione” al quale il Dizionario ha dato cinque stelle (il massimo voto): una manciata di canzoni che “impongono l’assegnazione di capolavoro al “mediano” del Rock” come scritto sulla scheda nel volume.

Dizionario Pop Rock 2015: le ragioni del trionfo di Ligabue

Ma non basta: il successo di Ligabue è a 360°, grazie “al tour negli stadi, all’esperienza editoriale e radiofonica, crediamo che nessuno meglio di lui possa rappresentare più efficacemente la scena ‘made in Italy’ e funzionare da cerniera tra popolarità e qualità, esemplare testimone di una idea di canzone e di un suono che, ogni giorno di più, veicolano e raccontano la colonna sonora in latitudini e tra generazioni diverse”, dichiarano Gentile&Tonti.
E l’incoronazione di Ligabue, il rocker italiano più acclamato arriva poi nell’anno in cui il rock compie 60 anni. Tanti sono passati dal 1954, anno in cui Bill Haley & his Comets eseguirono per la prima volta Rock around the clock. Il rock era nato e cambiò il modo di pensare e di fare musica. La summa di questa epopea è Il Dizionario del Pop rock 2015, con oltre 35mila dischi e più di 2300 artisti recensiti. Un compendio di dischi e artisti con tutte le ramificazioni di musiche e stili discendenti dalla grande, originaria, radice che porta il nome di Rock&Pop.




In questa edizione la prefazione porta la firma irriverente e divertente di Gene Gnocchi, comico e grande conoscitore di musica. In più la presentazione di Ringo, direttore artistico di Virgin Radio

Dizionario Pop-Rock: le new entry

Quest’anno sono state aggiunte oltre 120 “new entry” che provengono dai più disparati generi. A dimostrazione che il “pop-rock” è un po’ casa di tutti: l’hip-hop di Fedez (fresco coach di X-Factor), Clementino e dei Club Dogo; il cantautore e rapper belga Stromae; il re delle balere Raoul Casadei, il crooner Bing Crosby; Alessandra Amoroso, Emma Marrone e Giusy Ferreri (Amici o altri reality possono essere un trampolino, ma per essere iscritti nel Dizionario, bisogna avere il vero “talent” come loro), il virtuoso della chitarra Joe Bonamassa, Sixto Rodriguez (il cantautore riscoperto dal documentario premio-Oscar, “Searching For Sugar Man”), Pharrell Williams, l’uomo d’oro dell’industria discografica Usa (es. il tormentone “Happy”) ma anche uno dei più interessanti innovatori del Pop/Rap; il metal prog degli Avenged Sevenfold; l’artista africano Bombino e il gruppo tuareg dei Tinariwen. Ancora: Squallor, Offlaga Disco Pax, Massimo Volume, Virginiana Miller, Zibba & Almalibre e molti altri…
Di ogni artista il Dizionario dà una breve introduzione biografica. Di tutti gli album, organizzati in ordine cronologico, vengono forniti anche l’anno di produzione, la casa discografica e una valutazione espressa sinteticamente in stellette.




E stelle, il pieno l’ha fatto Paolo Nutini. Per il suo terzo lavoro in studio ha ottenuto il massimo consenso del Dizionario e anche un augurio: “abbandonando alcuni vizi esposti dal vivo, può diventare ancora più grande di adesso”. Cinque stelle anche al mai dimenticato Fabrizio De Andrè, nello specifico all’edizione che celebra il trentennale del capolavoro del cantautore genovese, Crêuza de mä 2014 : “La forza di un album che rimane saldamente ai primi posti nella storia della canzone italiana”. Cinque stelle, come 30 anni fa per quello che è “Probabilmente la massima opera realizzata in Italia nel campo della Canzone” come riporta la scheda del album versione 1984.
Consenso di critica (quattro stelle) a Museica di Caparezza: “Disco dopo disco Caparezza forgia quella che è già, o potrà essere, la migliore realtà italiana del teatro-canzone d’autore”; ai cantautori: Dente per il suo Almanacco del giorno prima, Mannarino per Dal Monte. E premiano il ritorno di uno della “vecchia scuola”, il Fibrillante Eugenio Finardi, un pugno di “Storie sincere, di vita vissuta, di sofferenza, di denuncia, di riscatto: di rinuncia mai”.
Andando oltre confine, convince il nuovo progetto del leader dei Blur e Gorillaz, Damon Albarn, Everyday Robots. Quattro stelle per l’artista anglosassone per il quale “La voglia di sperimentare è sempre la stessa, stando ben attento però a non tradire le proprie origini”. E quattro sono per Red Beans And Weiss di Chuck e. Weiss; Morning Phase di Beck. E per il ritorno in grande stile di David Crosby, il cui Croz è un album “fuori dai binari della nostalgia e insospettabilmente moderno”.
Bocciato Live At The Royal Albert Hall March 2010 che doveva celebrare la reunion degli Suede, ma dove il frontman Brett Anderson “canta in modo penoso”. Una sola stella. Mentre John Frusciante… dopo essere uscito dal gruppo… non riesce a trovare la sua strada “ Purtroppo l’ex Red Hot Chili Peppers continua nella sua insistita, solitaria ricerca all’interno dell’Elettronica. Senza trovarvi risposte chiare. Un cul de sac privo di soddisfazioni e risposte alla domanda: “Perché lo fai?””. Due stelle per il suo Enclosure. Stesso giudizio per i Kaiser Chiefs “Un ritorno deludente” il loro Education, Education, Education & War