Il trecento caprese: la Certosa di San Giacomo.
Convento, prigione, ma anche importante liceo. La Certosa di San Giacomo è stata tutto questo nei suoi lunghi anni di storia, una storia gloriosa e ricca di avvenimenti. L’origine di questa costruzione risale attorno al XIV secolo, più precisamente al periodo che va tra il 1363 e il 1365: in questi tre anni, infatti, fu Giacomo Arcucci, gran Camerario e segretario della regina Giovanna I d’Angiò, ad avviare i lavori, dando vita a uno dei più nobili edifici di tutta l’isola di Capri. I modelli di ispirazione sono davvero molti: in particolare, il turista potrà notare quali sono le analogie e i punti di contatto tra questa certosa e quella napoletana di San Martino. Questa certosa caprese, comunque, si fa apprezzare per la sua naturale essenzialità: gli ambienti interni sono tradizionali e semplici, con una casa alta che ospita la chiesa e il refettorio e una casa bassa per i locali di servizio e le varie botteghe a uso artigianale.
I lavori di restauro dopo i saccheggi cinquecenteschi.
Il Cinquecento fu il secolo peggiore per la Certosa di San Giacomo: gli incendi e i saccheggi erano all’ordine del giorno e l’apice di tutta questa violenza venne raggiunto nel 1553, quando uno dei corsari più feroci dell’epoca, Dragut, riuscì a impossessarsi di tutti gli averi che appartenevano al complesso in questione. Anche nel 1558 e nel 1563 vi furono altre incursioni, ma la voglia di ricominciare e ricostruire da parte dei cittadini capresi è stata sempre encomiabile. I principali lavori di restauro avvennero proprio a ridosso del 1553, con delle fortificazioni rinforzate, una nuova torre di avvistamento dal lato meridionale che oggi non esiste più, il tutto per proteggere in maniera migliore l’isola e la certosa. Un ampio viale conduce fino all’ingresso dell’edificio. La chiesa presenta un grazioso ed elegante portale in perfetto stile gotico, mentre all’interno si viene immediatamente colpiti dalla semplicità dell’unica navata presente. Anche il convento merita senza dubbio una visita approfondita, con il suo quattrocentesco chiostro piccolo e porticato, da cui svettano in maniera splendida la cosiddetta Torre dell’Orologio, di chiara origine barocca, e il chiostro grande, che invece è il frutto dei lavori del Cinquecento. Nel silenzio del convento si conduceva anche una vita estranea alla riflessione religiosa, con la farmacia e la chiesa per le sole donne; inoltre, vari granai, scuderie e laboratori rappresentavano i luoghi privilegiati di lavoro dei monaci che vivevano in questa certosa.
Capri ai tempi degli Angiò: il portale di San Giacomo.
Uno degli elementi che desta il maggiore stupore all’interno della Certosa è senza dubbio il suo portale, con lo splendido affresco che dona una luce diversa all’intero ambiente e che viene considerato tra i maggiori capolavori d’arte dagli studiosi del settore. L’ispirazione è chiaramente trecentesca, anche se non si conosce con certezza chi sia stato il reale autore. L’affresco, in particolare, mostra pennellate aggraziate e composte e un disegno davvero elegante e armonioso nei colori (Giotto doveva essere un modello davvero diffuso). Protagonisti religiosi e non sono immortalati in questa immagine così luminosa: la Vergine Maria tiene in braccio il bambino e ha ai suoi lati uomini e donne, tra cui due gentiluomini (è stato rappresentato lo stesso Giacomo Arcucci); c’è spazio anche per la regina Giovanna I d’Angiò, la cui corona e gigli dorati sulla veste azzurra sono un richiamo fortissimo a quello splendido periodo di Napoli e dintorni. Infine, occorre rimarcare lo stemma angioino incastonato al centro dell’architrave, un elemento fondamentale del dipinto che ci consente di datare la realizzazione e il periodo in cui la certosa era nel suo massimo splendore. Attualmente, essa viene utilizzata come sede di un liceo classico, ma non mancano mai le occasioni per concerti e manifestazioni vivaci e stuzzicanti.
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