Categoria: Alimentazione

  • Torta alla Robiola. Un break goloso per un pomeriggio invernale

    Torta alla Robiola. Un break goloso per un pomeriggio invernale

    Gli ingredienti

    – 100 gr. di burro
    – 250 gr. di biscotti secchi
    – 3 uova + albume
    – 200 gr. di robiola
    – 3 cucchiai di farina
    – 150 gr. di zucchero
    – 2 bustine di vanilina
    – 2 confezioni di panna da cucina

    La preparazione

    Tritate finemente i biscotti secchi e nel frattempo far sciogliere il burro a bagnomaria.
    Aggiungere poi un albume e il burro ai biscotti mescolando bene l’impasto.
    Mettere la carta da forno in una tortiera oppure imburrarla e metterci del pane grattugiato.
    Intanto che il burro è ancora caldo, mettere l’impasto dentro la tortiera.
    È necessario schiacciarlo bene e fargli i bordi; mettere poi in frigorifero.
    Aggiungere i due tuorli a quello precedentemente rimasto, la robiola, lo zucchero e la vanilina.
    Mescolare bene, facendo attenzione che non si formino dei grumi. Aggiungere poi la farina passandola in un colino e poi la panna, ricordatevi di mescolare sempre bene.

    Nel frattempo montare 3 albumi a neve e unirli al resto, amalgamando bene tutti gli ingredienti. Togliere la tortiera dal frigo e versarvi dentro la crema formata.
    Mettere in forno, precedentemente riscaldato a circa 180° e lasciarla fino a quando non si formerà una crostina sulla crema.
    Se lo si desidera si può guarnire a piacere con una marmellata alla frutta o del cioccolato.
    Servire fredda.

  • Intolleranze alimentari istruzioni per l'uso

    Intolleranze alimentari istruzioni per l'uso

    Le intolleranze alimentari… Impariamo a conoscerle

    intolleranze alimentariLe intolleranze alimentari sono una reazione infiammatoria che si sviluppa in seguito all’affaticamento dell’intestino e del sistema immunitario.
    Queste inizialmente sono asintomatiche, a differenza dell’allergia, e prevedono una risposta lenta, data dalla assunzione continuativa di un determinato alimento.

    Questa problematica ha origine dalla mucosa intestinale, dove vi è il contatto tra “esterno”(alimenti) ed “interno”(flusso sanguigno).1
    La rottura dell’integrità della mucosa  fa venir meno la sua capacità di barriera, l”intestino si infiamma e si ribella ai cibi “sbagliati” che recepisce come tossine.

    L’intolleranza, rimane silente, fino al raggiungimento del livello soglia, una volta superato questo hanno origine i primi sintomi.
    Tali sintomi possono essere svariati e non sempre limitati all’intestino stesso, a volte questi coinvolgono anche altri organi.
    Spesso si parla di pancia gonfia, flatulenza, diarrea, ma anche dermatiti, afte, cistite e candide recidivanti, possono essere conseguenze di una infiammazione intestinale.
    Le cauase che stanno alla base di questo processo infiammatorio sono molteplici, sicuramente la compromissione della flora batterica intestinale, l’abuso di farmaci e l’alimentazione “scorretta” giocano un ruolo fondamentale in questa partita.

    Soffrire di Intolleranze Alimentari significa avere un intestino non in buone condizioni, e se questo perde la sua capacità di filtro, l’intero stato di salute viene minato.
    È possibile risolvere tale problematica, eliminando gli alimenti “sbagliati”, sfiammando la mucosa intestinale e favorendo il drenaggio delle tossine dagli organi emuntori.

  • Frutta e verdura per i mesi del freddo

    Frutta e verdura per i mesi del freddo

    Frutta e verdura,pera e datteri,

    Cavoletti di Bruxelles, patate dolci e cavolfiore
    frutta

    Durante la stagione fredda è molto importante tenere alte le difese immunitarie. E per ottenere questo risultato frutta e verdura di stagione sono, come al solito, ottimi alleati.

    I cavoletti di Bruxelles

    Contengono forti dosi di vitamina C e K e sono un’ottima fonte di ferro e fibre. La pastinaca, perfetta per preparare purè o per insaporire altre pietanze, assomiglia ad una carota, e contiene tante fibre utili alla salute gastrointestinale e tanto potassio unica utile se si soffre di bassa pressione.

    La rutabaga

    È un incrocio tra rapanello e rapa e mangiata in forma di purè con carote e pastinaca fornisce una dose di vitamina C pari a quella che si avrebbe mangiando kiwi o arance. Il cavolfiore è una fonte eccellente di vitamina C ed i suoi fitonutrienti aiutano a tenere basso il colesterolo, l’infarto, e le malattie cardiologiche (secondo recenti studi aiuta anche a prevenire il cancro). Le zucchine invernali hanno un sapore, vagamente dolce che si sposa perfettamente con zenzero e cannella e sono un’ottima fonte di vitamina A e di acidi grassi omega 3.

    La zucca

    È perfetta per ricette sia salate che dolci e contiene fibre a volontà, molto potassio, più del 20{87a6ebfd706b98f868854ef4db7e743910af1d5777d130b3e25eae602e76e663} del fabbisogno giornaliero di fibre ed una buona dose di vitamina D. Le patate dolci rappresentano un ottima fonte di ferro, una eccellente di vitamina A e un alimento dalle proprietà antinfiammatorie spiccate.

    Tra i frutti di stagione la pera ha un ricco contenuto di fibre, ed aiuta l’organismo ad assimilare la quantità di rame necessaria al suo funzionamento. I datteri contengono pochi grassi e sono un’ottima fonte di potassio e fibre.

  • Prendi appuntamento con la prima colazione

    Prendi appuntamento con la prima colazione

    La prima colazione è un pasto importantissimo:

    l’abitudine a consumarla si associa a un migliore stato di salute e di benessere a tutte le età. In questi ultimi anni le società scientifiche internazionali si stanno trovando d’accordo sul suo ruolo, anche in Paesi con stili alimentari diversi tra loro.

    prima-colazioneLo scopo della prima colazione è fornire l’energia necessaria ad affrontare la giornata e, pertanto, deve essere adeguata sia in termini di quantità che di qualità. La mattina appena svegli siamo a digiuno dalla sera precedente e prolungare questo periodo ha effetti negativi sulla salute e sulle nostre scelte alimentari.   Saltare il primo pasto è associato a una riduzione della capacità di concentrazione e, in particolare nel bambino, si manifesta con difficoltà di memorizzazione e di attenzione. Il sistema nervoso centrale ha bisogno di nutrirsi bene per supportare la crescita, i processi cognitivi e le funzioni dell’organismo. L’assunzione di una buona colazione è, pertanto, il primo passo della giornata verso il rifornimento corretto di nutrienti.

    Mangiare al mattino permette di non arrivare al pranzo troppo affamati: è un gesto semplice che fa sentire più sazi. In alcuni studi epidemiologici si è visto come il consumo quotidiano della colazione si associ alla riduzione dei livelli plasmatici di colesterolo LDL e ad uno stile di vita più sano e regolare. Nel 2007 un altro studio ha messo in luce come “saltare” la prima colazione fosse anche associato al sovrappeso e all’inattività fisica. La colazione deve fornire il 15-20{87a6ebfd706b98f868854ef4db7e743910af1d5777d130b3e25eae602e76e663} dell’energia totale quotidiana ed è costituita da lipidi, carboidrati a differente indice glicemico e proteine. Anche  per questo pasto la regola da tenere a mente è cercare di variare il più possibile le scelte alimentari nell’arco della settimana:  ruotare differenti sapori e presentare in maniera diversa gli alimenti rende più accettabile e divertente l’assunzione della prima colazione anche da parte dei bambini.

    Prendiamo pane, biscotti secchi, fette biscottate, muesli, che forniscono energia di rapido utilizzo, uniti a un frutto,  fonte di fibre, e ad un bicchiere di latte intero, parzialmente scremato, oppure a uno yogurt e abbiamo creato la colazione perfetta. Il latte di soia, meglio se arricchito in calcio, può sostituire il latte vaccino per le persone intolleranti al lattosio e, se mangiare al mattino presto provoca una fastidiosa sensazione di nausea, è importante non aspettare fino al pranzo, ma spezzare il digiuno con uno spuntino. La fretta molto spesso porta a sottovalutare il primo pasto della giornata e un altro motivo che spesso porta a non consumarlo è fare una cena troppo ricca la sera precedente, oppure consumarla  tardi. È giusto, però, provare a ritagliarsi uno spazio per non perdere mai l’appuntamento mattutino con la prima colazione e insegnare ai bambini quanto sia essenziale renderlo parte della routine.

  • Il latte vaccino

    Il latte vaccino

    Le diverse forme in commercio

    Il latte è il prodotto della mungitura regolare, completa ed ininterrotta di animali in buono stato di salute e di alimentazione e in corretta lattazione.

    100 ml di latte di vacca intero contengono circa: 3,2 g di proteine, 3,5 g di grassi, 4,8 g di lattosio e 1 g di sali minerali: calcio (120 mg), potassio (140-150 mg), fosforo (90-100 mg),  sodio (50-58 mg) e magnesio (13-15 mg).

    Il latte di mucca in commercio si può classificare in base al contenuto di grassi:

    1. Latte intero: contenuto di materie grasse almeno del 3,5{87a6ebfd706b98f868854ef4db7e743910af1d5777d130b3e25eae602e76e663}.
    2. Latte parzialmente scremato: contenente l’ 1,5-1,8{87a6ebfd706b98f868854ef4db7e743910af1d5777d130b3e25eae602e76e663} di materie grasse. Ha quasi lo stesso valore nutritivo del latte intero, ad eccezione dei grassi.
    3. Latte scremato: contiene meno dello 0,5{87a6ebfd706b98f868854ef4db7e743910af1d5777d130b3e25eae602e76e663} di materie grasse. Può essere arricchito di Vitamina A per compensare le perdite dovute alla sottrazione di grassi.

    Il latte si può classificare in base al tipo di trattamento: 

    Latte crudo

    Il latte viene munto, refrigerato e non subisce alcun trattamento termico prima di essere consumato. Prodotto disponibile al di fuori dell’azienda agricola (apposite macchine erogatrici), a partire dalla metà degli anni 2000. L’obbligo di riportare nell’etichettatura del latte crudo la dicitura “da consumarsi previa bollitura”, introduce un principio di garanzia a tutela della salute del consumatore.

     Latte fresco pastorizzato

    * La dicitura “fresco” può essere legalmente riportata sull’etichetta solo quando il trattamento termico è stato effettuato entro 48 ore dalla mungitura.

    Nel processo di pastorizzazione, analogamente alla sterilizzazione, il latte viene sottoposto a un’elevata temperatura per un breve periodo di tempo (72-75°C per 15-20 secondi o qualsiasi altra combinazione equivalente). Scopo dei trattamenti termici è aumentare la conservabilità e la sicurezza del latte distruggendo microrganismi patogeni non sporigeni.

    La data di scadenza è fissata entro il sesto giorno successivo alla produzione, il latte deve essere conservato a  una temperatura di circa 6°C.

     Latte fresco pastorizzato a temperatura elevata e ESL (Extended Shelf-Life) 

    Il latte pastorizzato è sottoposto ad un trattamento termico compreso tra 80°C e 135°C per un tempo molto breve (es: 135°C per 1 secondo, 121°C per 2-4 secondi) che permette l’inattivazione dell’enzima “perossidasi”. Il latte così trattato viene confezionato in recipienti asettici che ne permettono una conservazione prolungata (25-30 giorni), ma in condizioni refrigerate (+6°C).

      Latte fresco pastorizzato di alta qualità

    Oltre alle caratteristiche del latte fresco pastorizzato, deve soddisfare requisiti igienici e compositivi più severi e presentare al consumo una percentuale di grasso > 3,5 g/100 g e di proteine ≥  32 g/100 g e di sostanza secca magra ≥ 8,5{87a6ebfd706b98f868854ef4db7e743910af1d5777d130b3e25eae602e76e663}.

    Latte sterilizzato

    Lo scopo della sterilizzazione è la distruzione di tutti i microrganismi e delle spore in essi contenuti, in modo da poter conservare il latte a temperatura ambiente per un lungo periodo.

    Anche se sterilizzato il latte non dura più di 6-8 mesi perché durante il periodo di conservazione a temperatura ambiente si riattivano alcuni enzimi che provocano cambiamenti di ordine fisico-chimico.

    Secondo la conservabilità e il tipo di trattamento tecnologico cui il latte è stato sottoposto si trovano in commercio due tipi di latte sterilizzato:

    1.  latte UHT a lunga conservazione (circa 3 mesi); il latte viene condotto a temperature tra i 135 e i 150°C  (UHT: Ultra High Temperature) per tempi compresi tra 6 e 2 secondi. Per l’effetto sterilizzante è importante la fase di sosta a temperatura elevata.
    2.  latte sterilizzato a lunga conservazione (circa 6 mesi); la produzione di latte sterilizzato prevede un primo trattamento UHT, il successivo confezionamento in contenitore ermetico e un trattamento termico in contenitore a 110-120°C per 15-20 minuti. Il doppio trattamento provoca la distruzione degli enzimi termostabili che limitano a circa tre mesi la conservabilità del latte UHT, ma anche un danno termico maggiore; il latte perde gran parte delle vitamine  idrosolubili e subisce modiche nel gusto (sapore di cotto).

    Latte omogeneizzato

    L’omogeneizzazione è un processo fisico di riduzione delle dimensioni dei globuli di grasso (da un diametro medio di 3-6 micron ad un diametro medio di 0.5 micron).Questo processo permette una sterilizzazione uniforme, impedisce la separazione della crema durante la conservazione del latte, determina un colore più bianco del latte e il latte risulta più digeribile. D’altro canto dopo l’omogeneizzazione non è più possibile separare ulteriormente il grasso e il latte, se non trattato termicamente, è più suscettibile all’attacco enzimatico.

    Latte microfiltrato

     Il latte viene riscaldato (temperatura ottimale: 50-55°C), inviato alla centrifuga e separato in latte scemato e panna. Il latte magro viene filtrato attraverso filtri sottilissimi che trattengono la quasi totalità di impurità e flora batterica. Successivamente il latte viene rimiscelato in opportune proporzioni con la panna e sottoposto a trattamenti termici di risanamento. La data di scadenza è fissata entro l’undicesimo giorno successivo alla produzione.

    Latte crudo vs fresco pastorizzato

    • Prezzo al consumo mediamente più basso.
    • Quantità acquistabile non vincolata dalla confezione.
    • Ridotta produzione dei rifiuti (sostenibilità).
    • Il latte fresco pastorizzato ha un elevato costo di confezionamento, di trasporto e di distribuzione.
    • Il latte crudo ha una filiera più corta e un prezzo di produzione più alto (per il produttore di materia prima), ma consente maggiori guadagni all’allevatore.