Monterosso
Rispetto alle altre quattro terre, questo appare come un paesino con un certo grado di mondanità. E’ la più frequentata delle Cinque Terre anche dagli abitanti delle province limitrofe,come La Spezia, che la scelgono per mete turistiche, per trascorrere l’estate al mare o, più semplicemente come meta domenicale anche nel periodo invernale , ove nulla appare più misterioso ed affascinante del mare in tempesta quando l’odore di salmastro accompagna in ogni dove.
Un tempo qui si ballava già quando nelle altre terre ancora si giocava a tombola. Era presente la doppia ferrovia quando ancora in altri luoghi si doveva attendere il segnale del via libera. Si passeggiava già in furgoncino o in bicicletta, ma si era costretti a bere acqua di mare filtrata. Grazie alla prontezza ed all”efficienza della giunta locale, oggi il problema della carenza dell’acqua non esiste più. L’impianto idrico è stato, infatti, da poco ricostituito e nella fornitura dell’acqua non si rileva più alcun problema di sorta. Nonostante tutto, qui, oggi come allora, si respira l’aria delle altre quattro terre. Anche il poeta Eugenio Montale ha preso ispirazione dal luogo nello scrivere una delle sue opere più famose “Ossi di Seppia”.
Appena un po’ fuori, ancora nel borgo e già oltre, i ciuffi di canne, i manti erbosi, i viottoli in ciottolato, portano agli orti, ed è qui che Montale citò la sospettata presenza di “semidei sconosciuti”. Qui dove un tempo vissero personaggi che hanno fatto la storia, gli stessi che primo o dopo abitarono ciascuna delle Cinque Terre come i Dogi della Repubblica di Genova o i Fieschi. Qui il borgo di di Monterosso che sicuramente assume una veste più sincera e reale, diversa e più caratterizzante da quella dei mesi estivi, verso settembre, nel periodo della vendemmia. I mezzi adibiti al trasporto di uva da vino, le donne, come un tempo, portano enormi cesti stracolmi di uva in equilibrio sulla testa.
L’odore di mosto proveniente dalle cantine piene di botti e tini quasi inebria. Più all’interno del paese anche l’orfanotrofio oggi adibito a colonia. Alberghi, palazzi e pensioni fanno da cornice alla spiaggia di sabbia finissima bianca che arriva a toccare Punta Mesco. Ed è qui che termina il viaggio nel parco naturalistico delle Cinque terre, si giunge fino a Punta Mesco, al di là, si può vedere Levanto, ma si è costretti a ricominciare a contare da uno.